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Pensieri

Emmegei

Oggi sento un vuoto dentro. Il primo cd che comprai era di emmegei: 65mila lire per un doppio cd da urlo. Mia mamma me lo comprò mentre ero a “Estate Ragazzi”, a urlare “Parsifal” e “Nel mulino del mistero”. Sapeva che lo bramavo con tutto me stesso. Conoscevo a memoria “Bad” e “Dangerous”, un pò meno “Thriller” ma avrei recuperato successivamente. In realtà non possedevo ancora un lettore cd, per giorni e giorni mi passavo tra le mani “History” immaginando la melodia delle canzoni che conteneva. I patti erano chiari: il lettore cd era il regalo per la promozione della quinta elementare. Fino a che non sarebbero usciti i voti, non saremmo andati a comprarlo. Ma, per pietà, mia mamma non era riuscita ad evitare di regalarmi il suo nuovo album, che rimase silenzioso in attesa della promozione! Che regalo. Che gioia.

Stranger in Moscow” fu la prima canzone che mi colpì. Poi “Scream“, “Childood”, “Earth Song” ed infine “You are not alone” con cui ho fatto recentemente pace. Si, perchè quando cambiai voce, da bianca ad adulta, non riuscivo più ad intonare le altissime note di emmegei. E ci ho litigato, versando lacrime e incazzandomi con lui e con me stesso. Mi promisi di non ascoltare più emmegei. Non per odio, ma per amore. Amore per lui e per me stesso. Era troppo. Era troppo più grande di me, semplice ragazzino con la passione per il canto, e di tutti i cantanti, quelli veri. E così fu, per qualche anno.

Ma lui non se ne andava. Il suo fantasma rimaneva ancorato dentro di me. Le sue armonie, la sua voce, i suoi falsetti erano la musica che ricercavo negli altri e in me stesso. Così decisi di riprendere in mano l’ultimo disco di emmegei… ma l’avevo perso! Non lo trovavo più. Pensai che era destino.
Passarono altri anni, e a Bologna aprì inaspettatamente il “Sony Center”. Ci feci un salto e per caso ritrovai esposto in vetrina proprio quel doppio cd che ora è storia! Non esitai a comprarlo spendendo tutti i soldi che avevo nel portafoglio: era introvabile, non facevano più ristampe perchè emmegei era in causa con la sua casa discografica, la Sony.
Averlo di nuovo tra le mani fu come riappropriarmi di una parte di me. Feci di nuovo pace con quel genio di emmegei. E non solo con lui ma anche con me stesso, imparando ad apprezzarmi per quello che ero (e che sono) e a non piangere per quello che avrei voluto essere. Era solo temo sprecato.

Il mondo, lo specchio, il bisogno di cambiamento sono termini, concetti e metafore con cui sono cresciuto, ricorrenti nei miei pensieri, nella mia adolescenza e ora nelle mie canzoni.
Solo ieri notte, riascoltando i suoi brani prima di dormire, sdraiato sul letto, immerso nel silenzio della notte e nel rumore dell’anima, ho capito: world, mirror, change.
Emmegei è vivo, e ha sempre vissuto dentro di me, ieri, oggi e per sempre.

Ciao Michael.